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Tag: parlamento ue

Dall’Europarlamento sì a revisione norme su ritardi pagamento, in attesa della posizione degli Stati membri

Il Parlamento europeo, in Seduta plenaria a Strasburgo, ha adottato il 23 aprile 2024 a larga maggioranza la propria posizione sulla Proposta di regolamento relativo ai ritardi di pagamento. I deputati europei hanno approvato la relazione della Commissione Parlamentare Mercato interno che mantiene, secondo Confartigianato Imprese, i punti fondamentali della proposta della Commissione europea. Sono state, invece, respinte le richieste di rinvio del voto insieme agli emendamenti che miravano ad indebolire le norme a tutela delle micro e PMI.
I termini di pagamento diventano chiari, eliminando la clausola del termine “gravemente iniquo” che si era dimostrata inefficace nel prevenire gli abusi da parte delle imprese di grandi dimensioni. Rimangono poi le tutele per le micro e PMI negli appalti pubblici, che la Confederazione ha da sempre difeso, soprattutto per le opportunità che il settore offre nel contesto del PNRR.

Infine, resta anche la disposizione che obbliga gli Stati membri a designare un’autorità di contrasto, in grado di combattere gli squilibri contrattuali a danno delle imprese più piccole, alleviandole dai costi e dai ritardi dei ricorsi alla giustizia.

Gli eurodeputati hanno poi confermato la scelta della Commissione europea di avere un regolamento, anziché una direttiva. Si tratta di una scelta di fondamentale importanza, perché il regolamento è direttamente ed immediatamente applicabile in tutti gli Stati membri.

L’Unione europea potrebbe quindi avere una normativa comune e uguale per tutti, superando le differenze applicative della attuale direttiva che avevano reso le imprese di alcuni Stati membri in posizione di maggiore competitività rispetto a quelle di altri Paesi.

“Il voto del Parlamento europeo – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – rappresenta una tappa importante di questo iter complesso, nel quale Confartigianato Imprese si è dovuta confrontare con l’enorme diversità di interessi in gioco, aggravata poi dalle differenze normative tra i vari Stati membri.  Il testo è frutto di un compromesso assai delicato, che ha in parte allentato la proposta iniziale della Commissione europea. Tuttavia, crediamo che oggi si è dato un messaggio politico importante: servono misure serie ed efficaci per riportare le micro e PMI ad investire e a generare ricchezza, in termini economici e sociali”.

Se è vero che molti Paesi hanno già fatto sapere la loro contrarietà a certi punti del testo, l’approvazione di oggi al Parlamento europeo, per niente scontata, sarà un elemento che gli Stati membri dovranno tenere in considerazione durante i propri lavori al Consiglio. Una volta che anche quest’ultimo avrà adottato la sua posizione, potranno cominciare i negoziati per la definizione del testo finale.

Trasporti – Europa: il Parlamento UE lavora per la riforma delle patenti

Il Parlamento Europeo ha recentemente assunto la sua posizione sul testo proposto dalla Commissione per la riforma delle patenti.

Tra le novità introdotte va segnalata quella che riguarda gli esami per conseguire la patente, che dovranno comprendere nozioni sulla guida in condizioni di neve o scivolose, l’uso sicuro del telefono durante la guida, i punti ciechi, i sistemi di assistenza alla guida e la sicurezza dell’apertura delle porte del veicolo.

Per quanto concerne ii periodo di tempo di validità della patente, questo viene esteso a 15 anni per motocicli e autovetture e la mantiene a cinque anni per i veicoli industriali e autobus.
Il testo apre alla possibilità di autovalutazione sulla propria idoneità alla guida quando viene rilasciata e rinnovata una patente, lasciando ai paesi dell’UE la decisione di sostituirla con un esame medico con controlli sulla vista e sulle condizioni cardiovascolari. Resta però l’obbligo di visita per le patenti superiori.

È stata inoltre approvata anche la patente digitale, ma resta la facoltà di ottenere quella cartacea se richiesta.

La parte che riguarda i neopatentati prevede un periodo di prova di almeno due anni, durante i quali sarebbero soggetti a determinate restrizioni, come limiti di alcol più severi durante la guida e sanzioni più severe in caso di guida non sicura.

Una importante innovazione riguarda l’autotrasporto, in quanto viene abbassato il limite di età per conseguire le patenti per i camion e autobus a 18 anni, con la possibilità di scendere a 17 anni se accompagnati da un conducente esperto (per le categorie C e C1).

La proposta di modifica contempla anche la possibilità di convertire il Certificato di abilitazione professionale dei soggetti provenienti da Paesi extra-comunitari.

Trasporto Merci – Europa: il Parlamento UE approva nuovi pesi e dimensioni dei camion

Trasporto Merci – Europa: il Parlamento UE approva nuovi pesi e dimensioni dei camion

Il Parlamento Europeo ha approvato le nuove regole su pesi e dimensioni dei veicoli industriali che operano in ambito internazionale.

La principale innovazione risulta l’aumento della massa complessiva degli autoarticolati a 44 tonnellate, a fronte delle attuali 40 tonnellate. Si ricorda che le 44 tonnellate sono permesse solo in alcuni Paesi in ambito nazionale (tra cui l’Italia) e a determinate condizioni nel trasporto intermodale.

L’estensione alle 44 tonnellate sarà applicabile solamente ai veicoli con motore diesel solo sino alla fine del 2034. Dopo tale data, tale possibilità resterà solo per i veicoli a zero emissioni, come gli elettrici, per favorire così la loro diffusione compensando il maggior peso delle batterie.

Un altro provvedimento di notevole importanza è quello che riguarda i complessi veicolari di maggior peso (fino a 60 tonnellate) e dimensione (fino a 25 metri).
Anche in questo caso, tali valori sono già permessi, a vario titolo, all’interno di alcuni Paesi comunitari (come Svezia, Finlandia, Paesi Bassi e Germania).
Qualche Paese ha siglato accordi bilaterali per i trasporti internazionali, ma ora la nuova normativa estenderà automaticamente all’Unione questa possibilità, pur con alcuni limiti.

Il testo in questione dovrà essere discusso con il Consiglio europeo, che dovrà approvarlo o proporre modifiche o integrazioni con eventuali emendamenti.
Successivamente il testo dovrà tornare all’Europarlamento per l’approvazione finale.

Case green: Parlamento UE la direttiva per ridurre consumo energetico

Adottata lo scorso 12 marzo 2024 in via definitiva dal Parlamento Europeo la revisione della direttiva EPBD sulla prestazione energetica degli edifici. Le nuove regole si prefiggono lo scopo di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030, pervenire alla neutralità climatica entro il 2050, limitare il consumo energetico e le emissioni di gas a effetto serra del settore edilizio e migliorare la diffusione delle informazioni sul rendimento energetico.

Secondo la nuova normativa, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030. Inoltre, i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Gli Stati membri potranno tenere conto, nel calcolare le emissioni, del potenziale impatto sul riscaldamento globale del corso del ciclo di vita di un edificio, inclusi la produzione e lo smaltimento dei prodotti da costruzione utilizzati per realizzarlo.

Per gli edifici residenziali, i Paesi membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035.

In base alla nuova direttiva, gli Stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica.

Se tecnicamente ed economicamente fattibile, i Paesi membri dovranno garantire l’installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030.

La nuova normativa non si applica agli edifici agricoli e agli edifici storici, e i Paesi membri possono decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.

Per diventare legge, la nuova direttiva EPBD deve essere sottoposta al voto del Consiglio dell’UE per l’approvazione, per essere poi tradotta in tutte le lingue dell’UE e, infine, pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’UE ed entrare in vigore venti giorni dopo. Gli Stati membri avranno quindi due anni di tempo per recepire la nuova direttiva nella legislazione nazionale, ad eccezione del divieto di sovvenzioni per l’installazione di caldaie autonome alimentate da combustibili fossili, che si applicherà a partire dal 1° gennaio 2025, come definito nell’articolo 15(10).

Secondo la Commissione europea, gli edifici dell’Unione europea sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra. Il 15 dicembre 2021 la Commissione ha presentato una proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, che fa parte del pacchetto “Pronti per il 55%”. Secondo la normativa europea sul clima del luglio 2021 gli obiettivi ambientali per il 2030 e il 2050 sono diventati vincolanti per tutti i Paesi UE.

Prestazione energetica edifici: accordo sulla proposta di revisione della direttiva UE

Lo scorso 7 dicembre 2023 il Consiglio e il Parlamento UE hanno raggiunto un accordo politico provvisorio su una proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia.

La direttiva riveduta stabilisce requisiti di prestazione energetica nuovi e più ambiziosi per gli edifici di nuova costruzione e ristrutturati nell’UE e incoraggia gli Stati membri a ristrutturare il loro parco immobiliare.

La revisione mira principalmente a far sì che tutti gli edifici nuovi siano a emissioni zero entro il 2030 e che gli edifici esistenti diventino a emissioni zero entro il 2050.

I due co-legislatori hanno raggiunto un accordo sull’articolo 9 bis sull’energia solare negli edifici, che garantirà la diffusione di impianti di energia solare adeguati negli edifici di nuova costruzione, negli edifici pubblici e in quelli non residenziali esistenti sottoposti a una ristrutturazione per la quale è richiesta un’autorizzazione.

Secondo le prime informazioni, ogni Stato membro potrà adottare una propria traiettoria nazionale per ridurre il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035, in risposta alle richieste di flessibilità per tenere conto delle circostanze nazionali. Gli Stati membri sono quindi liberi di scegliere su quali edifici puntare e quali misure adottare.

Le misure nazionali dovranno garantire che almeno il 55% della riduzione del consumo medio di energia primaria sia ottenuto attraverso la ristrutturazione degli edifici con le peggiori prestazioni.

Per quanto riguarda il patrimonio edilizio non residenziale, le norme riviste prevedono un miglioramento graduale attraverso standard minimi di prestazione energetica. Ciò porterà a rinnovare il 16% degli edifici con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% degli edifici con le peggiori prestazioni entro il 2033.

Gli Stati membri avranno la possibilità di esentare da questi obblighi alcune categorie di edifici residenziali e non residenziali, tra cui gli edifici storici, gli edifici agricoli o le case di vacanza. Inoltre:

  • Gli attestati di prestazione energetica (EPC) migliorati si baseranno su un modello comune dell’UE con criteri comuni.
  • Sono previste misure di finanziamento per incentivare e accompagnare le ristrutturazioni, rivolte in particolare ai clienti vulnerabili e agli edifici con le peggiori prestazioni, per combattere la povertà energetica e ridurre le bollette energetiche.
  • Gli Stati membri devono garantire garanzie per gli inquilini, per contribuire a contrastare il rischio di sfratto delle famiglie vulnerabili causato da aumenti dell’affitto in seguito a una ristrutturazione.

La revisione della direttiva EPBD contiene misure volte a migliorare sia la pianificazione strategica delle ristrutturazioni sia gli strumenti operativi per garantire tali ristrutturazioni, confermando al contempo l’abbandono graduale delle caldaie a combustibili fossili. In base alle disposizioni concordate, gli Stati membri devono:

  • stabilire piani nazionali di ristrutturazione degli edifici (NBRP) con una strategia nazionale per la decarbonizzazione del patrimonio edilizio e affrontare gli ostacoli rimanenti, come il finanziamento, la formazione e l’attrazione di lavoratori più qualificati.
  • istituire schemi nazionali di passaporto per la ristrutturazione degli edifici (BRP) per guidare i proprietari degli edifici nelle loro ristrutturazioni graduali verso edifici a emissioni zero.
  • creare sportelli unici per i proprietari di case, le PMI e tutti gli attori della catena del valore della ristrutturazione, per ricevere supporto e orientamento dedicati e indipendenti.
  • cessare i sussidi per l’installazione di caldaie autonome alimentate da combustibili fossili a partire dal 1° gennaio 2025. La direttiva rivista introduce una chiara base giuridica che consente agli Stati membri di stabilire requisiti per i generatori di calore in base alle emissioni di gas serra, al tipo di combustibile utilizzato o alla quota minima di energia rinnovabile utilizzata per il riscaldamento.
  • stabilire misure specifiche per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili nel settore del riscaldamento e del raffreddamento, con l’obiettivo di eliminare completamente le caldaie alimentate da combustibili fossili entro il 2040.
  • considerare ancora possibili incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento ibridi, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.

Per quanto riguarda l’ambizione confermata di rendere gli edifici a emissioni zero la norma per le nuove costruzioni, compresa l’installazione generalizzata di impianti a energia solare, sono state concordate le seguenti disposizioni:

  • Tutti i nuovi edifici residenziali e non residenziali dovranno avere zero emissioni in loco da combustibili fossili, a partire dal 1° gennaio 2028 per gli edifici di proprietà pubblica e dal 1° gennaio 2030 per tutti gli altri nuovi edifici, con la possibilità di esenzioni specifiche.
  • Gli Stati membri possono considerare il potenziale di riscaldamento globale del ciclo di vita dell’edificio, che comprende la produzione e lo smaltimento dei prodotti da costruzione.
  • Gli Stati membri devono garantire che i nuovi edifici siano predisposti per l’energia solare, ossia che siano in grado di ospitare impianti fotovoltaici o solari termici sul tetto. Per gli edifici pubblici e non residenziali esistenti, l’installazione dell’energia solare dovrà avvenire gradualmente, a partire dal 2027, laddove ciò sia tecnicamente, economicamente e funzionalmente fattibile. Tali disposizioni entreranno in vigore in momenti diversi a seconda della tipologia e delle dimensioni dell’edificio.
  • Si ritiene che il potenziamento delle disposizioni in materia di precablaggio, punti di ricarica per i veicoli elettrici parcheggi per le biciclette renderà la mobilità sostenibile mainstream. Il precablaggio diventerà la norma per gli edifici nuovi e ristrutturati, facilitando così l’accesso alle infrastrutture di ricarica. Sono previsti anche requisiti più severi sul numero di punti di ricarica negli edifici residenziali e non residenziali.
  • Gli Stati membri dovranno inoltre eliminare gli ostacoli all’installazione di punti di ricarica, per garantire che il “diritto alla spina” (right to plug, in inglese) diventi una realtà. In generale, i punti di ricarica dovranno consentire la ricarica intelligente e, ove opportuno, la ricarica bidirezionale.

Le prossime tappe

L’accordo provvisorio raggiunto il 7 dicembre 2023 richiede un ulteriore lavoro tecnico prima dell’adozione formale da parte dei co-legislatori. La Commissione Industria, Ricerca ed Energia (ITRE) del Parlamento voterà il testo il 23 gennaio 2024. Una volta completato questo processo, sotto la prossima presidenza belga del Consiglio e quindi prima delle elezioni europee del maggio 2024, la nuova legislazione sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione ed entrerà in vigore come legge.

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