Il settore del benessere fra luci ed ombre
I risultati di un sondaggio fra gli operatori del settore “Benessere”
Da un recente sondaggio promosso dalla Categoria “Benessere” attiva e operante all’interno di Confartigianato Imprese Sondrio, che comprende i settori dell’Acconciatura, dell’Estetica, tatuaggi e settori affini, sono emerse informazioni molto utili per conoscere il punto di vista degli operatori e dei professionisti circa l’attuale situazione e le prospettive future di tutto il comparto.
Il questionario è stato sottoposto a tutte le 450 imprese associate del settore, cui circa 315 acconciatori e 135 estetisti ed affini, ed ha avuto un numero di partecipazione ampiamente sufficiente e valido per fare un’analisi dei dati raccolti. Dalle risposte fornite emerge che il 65% degli associati svolge un’attività rientrante nel comparto dell’acconciatura, il 30% si occupa di estetica, tatuaggi ed affini ed il 5% svolge entrambe le attività.
Le prospettive
Un dato molto importante che emerge è la prospettiva nel medio termine che gli addetti ai lavori hanno per la propria attività. Il 44,7% vede una stabilità per i prossimi 3-5 anni, il 28,9% una diminuzione e solamente il 26,3% ha delle prospettive di crescita.
La formazione e l’alternanza scuola/lavoro
Un fattore determinante per il futuro dell’economia territoriale e del comparto esclusivamente artigianale del settore Benessere è considerato dalla formazione delle generazioni future. Dal questionario emerge per il 56,4% dei partecipanti una carenza sul territorio di giovani con una formazione scolastica specifica adeguata per entrare nel mondo del lavoro mentre il 43,6% valuta la presenza dei giovani formati sul territorio il linea con le esigenze. Inoltre emerge che solamente il 45% dei saloni o dei centri ospitano abitualmente tirocinanti e stagisti per i periodi di pratica previsti dai percorsi formativi. Di questi, la quasi totalità reputa fondamentale l’alternanza scuola/lavoro per poter trasmettere al meglio il mestiere e tramarlo alle generazioni future. L’1% reputa il sistema formativo professionale provinciale non adeguato alle reali esigenze del territorio.
Il restante 55% degli operatori che non ospitano gli studenti per i periodi di tirocinio o stage formativo considerano l’alternanza fondamentale ma per ragioni normative si trovano nella condizione di non poter accogliere altri lavoratori nei propri saloni o centri. La normativa, infatti, considera lo stagista o tirocinante, seppur temporaneo, come un qualsiasi altro lavoratore dipendente fisso.
Il personale
Lo stesso fattore è una delle principali motivazione che frenano anche l’assunzione di dipendenti. Il 27,5% degli interpellati avrebbe la volontà o la necessità di implementare la struttura con nuovo personale ma non trova vantaggioso il rapporto tra l’investimento necessario per adempiere alle normative previste per poter avere lavoratori subordinati e le opportunità che il mercato offre, anche a causa dell’incertezza venutasi a creare per colpa dell’emergenza sanitaria. Sempre su questo argomento, l’1% avrebbe l’esigenza di nuovi collaboratori ma lamenta difficoltà nel trovare personale adeguatamente formato rispetto alle proprie esigenze.
La formazione professionale in valle
Rispetto alla formazione, il 75% dei partecipanti al sondaggio conferma di conoscere gli unici 2 istituti formativi professionalizzanti regionali presenti sul nostro territorio (PFP Valtellina ed Enaip). Di questi, il 59% reputa positivamente i percorsi scolastici offerti in provincia di Sondrio, il 34% non esprime giudizio in quanto non ha mai avuto occasione di confrontarsi con alunni di questi istituti e un 3% reputa invece scarsa e non sufficiente la preparazione dei ragazzi che hanno terminato questi percorsi formativi. Di questi, solamente l’1% ritiene necessario l’apertura di un ulteriore corso scolastico sul territorio di Valtellina e Valchiavenna.
Sempre relativamente al tema della formazione, il 92,5% degli imprenditori coinvolti, ritiene determinante per gli studenti l’alternanza scuola/lavoro per diventare un bravo professionista del settore.
La criticità dell’abusivismo
Ultimo tema affrontato nel sondaggio riguarda l’abusivismo. Il 60% dei partecipanti al sondaggio percepisce il fenomeno presente sul nostro territorio e un 25% lo ritiene molto presente. Solamente il restante 15% ritiene il fenomeno non particolarmente preoccupante.
Inoltre, alla luce anche delle difficoltà economiche e delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, l’82,1% degli intervistati reputa che un elevato numero di corsi formativi nei settori del Benessere possa essere un volano per alimentare il fenomeno dell’abusivismo sul nostro territorio, a scapito di chi fa impresa in maniera regolare e nel rispetto delle norme igienico sanitarie a tutela degli operatori e dei clienti.
“Come emerge dalle risposte al sondaggio – commenta Johnny Oregioni, Presidente della Categoria Benessere all’interno di Confartigianato Sondrio – le micro imprese del territorio sono frenate dalla situazione di persistente incertezza economica e preferiscono attendere prima di affrontare investimenti per potenziare la forza lavoro a supporto delle proprie attività nonostante la buona formazione e competenza dei giovani formati dagli istituti professionali del territorio. La stessa incertezza che viene percepita anche come volano dell’abusivismo a scapito della salute e della sicurezza degli operatori e della cittadinanza.”
“La buona valutazione rispetto agli istituti professionali del territorio – conclude Oregioni – è da attribuirsi alla forte presenza nei programmi didattici di ore di alternanza scuola/lavoro. Come Confartigianato da anni abbiamo in atto una collaborazione sia con il PFP Valtellina sia con Enaip per assicurare agli studenti una formazione pratica e orientata al mondo del lavoro da parte degli imprenditori della provincia di Sondrio che cercano di trasmettere il “saper fare” e l’esperienza alle generazioni future.”
I risultati del sondaggio sono stati valutati anche da Andrea Lorenzini – Vicepresidente di Confartigianato Sondrio e Presidente della Sezione di Chiavenna – che ha più volte richiamato l’attenzione sulla formazione professionale e sul necessario confronto con i Centri di formazione professionale e gli Istituti Professionali.
“La programmazione – sottolinea Lorenzini – deve partire dalle esigenze del mondo del lavoro e dell’impresa. Un dialogo quello fra scuola e mondo dell’impresa che spesso è inspiegabilmente assente come avviene a Chiavenna. Le conseguenze di tutto ciò ricadono sui giovani e sui loro sbocchi occupazionali e sulle imprese che lamentano la mancanza di personale qualificato”.