Bonus edilizia, imprese e cittadini in tilt. Abolire subito obbligo SOA
“Abolire subito l’obbligo per le imprese di possedere un’attestazione SOA per operare nel mercato dei bonus edilizi”. Lo chiede Confartigianato – unitamente alle altre sigle del comparto delle PMI – in una lettera aperta del 6 giugno del Presidente Marco Granelli, inviata ai Deputati e Senatori delle Commissioni Bilancio, Finanze, Lavori pubblici, Attività Produttive di Camera e Senato e ai Capigruppo di Camera e Senato. La stessa missiva è stata tra l’altro trasmessa d’intesa con Confartigianato Sondrio, anche all’onorevole valtellinese Mauro Del Barba.
L’allarme contenuto nella missiva riprende quanto denunciato anche dal Presidente provinciale di Anaepa-Confartigianato Edilizia, Paolo Panizza, in occasione dell’Assemblea Generale del 30 maggio scorso a Sondrio, riguarda le continue modifiche alle norme sugli incentivi in edilizia che rischiano di bloccare definitivamente i lavori di riqualificazione degli edifici e di tagliare fuori dal mercato oltre il 90% delle imprese.
A complicare un quadro legislativo già intricato, è arrivata il 12 maggio la norma contenuta nel decreto legge ‘Taglia prezzi’ che impone, anche per le imprese che operano in subappalto, il possesso dell’attestazione SOA per i lavori che danno diritto alle detrazioni edilizie di importo superiore ai 516mila euro.
Una disposizione che, pur ispirata al condivisibile principio di garantire sicurezza, trasparenza e qualità dei lavori, di fatto si è rivelata una barriera anticoncorrenziale. Secondo Confartigianato, infatti, negli ultimi 20 anni, il mero possesso delle attestazioni SOA non ha garantito, negli appalti pubblici, la qualità e la sicurezza dei lavori. Inoltre, l’accesso ai bonus edilizi è già subordinato ad una serie di controlli molto stringenti e, per contrastare efficacemente il fenomeno delle imprese ‘fantasma’, servono piuttosto serie verifiche dei requisiti di accesso al mercato, come l’auspicata legge di regolamentazione del settore edile, e strumenti già operativi come il DURC, la congruità e l’intensificazione dei controlli.
“A mettere in crisi il mercato delle riqualificazioni edilizie – sottolinea Panizza – è anche il blocco del sistema della cessione dei crediti a causa della stretta adottata dalla maggior parte delle banche e degli intermediari finanziari. Risultato: le imprese non riescono a recuperare i crediti presenti nei propri cassetti fiscali per lavori già eseguiti e non possono pagare dipendenti, fornitori, tasse e contributi. Così il settore è sull’orlo del precipizio, si moltiplicano i casi di fallimento che potrebbero coinvolgere oltre 33.000 imprese e 150.000 lavoratori”.
Tutto questo è ancor più paradossale se si considera che il settore delle costruzioni è il driver della ripresa economica e, in questo drammatico periodo di congiuntura negativa, ha giocato un ruolo anticiclico. I bonus edilizia avrebbero potuto favorire la ripartenza post Covid dell’economia, ma, dopo aver generato un’enorme aspettativa in cittadini e imprese, l’atteggiamento ondivago del decisore pubblico ne ha depotenziato l’efficacia.
Confartigianato e le altre sigle, in rappresentanza di oltre 1.500.000 di associati, sollecitano un rapido intervento per salvare un’idea vincente di riqualificazione green del Paese che rischia di naufragare nel mare della burocrazia legislativa.