Quale welfare “Perché l’Unione è una famiglia”
A margine del Festival della persona di Arezzo abbiamo raccolto alcune riflessioni del presidente provinciale di Confartigianato Sondrio Gionni Gritti
Il primo rilievo attiene alla considerazione che la percentuale di anziani negli anni a venire è destinata a crescere e sarà pertanto ragionevole individuare opportunità e necessità che possono creare anche nuovi posti di lavoro. E’ necessario affermare che oggi il Welfare è basato solo su attività sanitarie urgenti e su servizi a chi è in quiescenza e lo Stato, con ogni probabilità, non sarà più in grado di soddisfare le esigenze dei cittadini. E’ tuttavia emerso uno spunto che ritengo essenziale e forse decisivo. Oggi cerchiamo di sensibilizzare gli imprenditori, soprattutto i piccoli, a mettersi insieme per far fronte comune; la ragione è che taluni sono così poco strutturati e quand’anche lo volessero, non sono in grado di sfidare i mercati dove l’organizzazione è un requisito essenziale. E’ complicato far capire che questa opportunità incontra le diffidenze a dialogare con chi è sempre stato un concorrente. E’ l’ora di affermare che ogni forma di individualismo appartiene al passato e va abbandonata. E’ essenziale perciò che si torni alla centralità della persona come soggetto e non oggetto e chi meglio della famiglia può essere fondamentale in questo profondo mutamento? Potremmo allora intendere l’Associazione come una “famiglia”? Una volta, le famiglie erano allargate e i rapporti improntati alla più ampia collaborazione e mutualità. In altri termini “ci si aiutava”. Da tempo ormai queste azioni

sono state trascurate, se non abbandonate, e sono emersi nuovi modelli sociali e comportamentali che hanno modificato il modo di vivere e pensare. Oggi è fondamentale riproporre questa opportunità cercando di avviare percorsi di collaborazione e mutualità per definire tipologie relazionali diverse fra le persone e generare un miglioramento culturale e imprenditoriale fra le aziende.
Ecco perché l’Associazione può essere un punto di riferimento. Ho constatato in questi anni di frequentazione associativa che, a differenza di qualche lustro fa, si è verificato un progressivo allontanamento che ha provocato un inevitabile impoverimento culturale. Ho avuto spesso occasione di sentirmi rivolgere l’affermazione che “l’Associazione non fa nulla”.
Penso che una nuova risposta accanto alle altre possa essere una maggior partecipazione degli iscritti e una loro disponibilità a rendere esplicite difficoltà e problematiche.
Va tra l’altro ricordato che l’Associazione è un sistema guidato da imprenditori che credono nella vita associativa e ritengono utile spendere una parte del loro tempo e dei loro impegni per degnamente rappresentarla. E’ indispensabile che non si cerchi il sostegno dell’Associazione solo all’ultimo momento quando gli ostacoli diventano insormontabili.
Provo a indicare quattro punti, che possiamo anche chiamare obiettivi e che costituiscono la “ragione sociale”di individui che collaborano fra loro: il miglioramento delle dinamiche relazionali, l’accrescimento culturale, l’accrescimento imprenditoriale e l’avvio di mutualità e la realizzazione di sistema tra le persone. Il minimo che possa dire in conclusione è che su questi temi tornerebbe assai proficuo raccogliere opinioni e suggerimenti.
Gionni Gritti