La via del web: nuove opportunità di crescita
Il Gruppo Giovani ha promosso un viaggio esplorativo nella “rete che lavora”, a partire dai social network per descrivere e interpretare il mondo del lavoro che cambia
I social network, il web applicati al mondo delle imprese artigiane: è questo il tema al centro del seminario “La rete che lavora. Mestieri e professioni nell’era digitale” organizzato dal Gruppo Giovani di Confartigianato Imprese, lo scorso 22 ottobre presso la sede di Sondrio di Confartigianato.
“La priorità del nostro gruppo – ha affermato Bianca Maria Gadola, presidente del Gruppo Giovani – è quella di contribuire alla crescita dei soci nella loro attività imprenditoriale, promuovendo in particolare l’innovazione come fattore strategico per la competitività delle imprese. Questa è la ragione, per cui dopo il convegno “Più digitale fa bene alle imprese artigiane” del luglio 2010, abbiamo voluto proporre questo momento di riflessione e di approfondimento”.
Pochissime barriere, tante opportunità. Nel mondo dei social media bisogna muoversi con un po’ di attenzione, «perché se ci si butta senza paracadute poi si fan disastri», ma le nuove reti vanno esplorate: «È un linguaggio di cui bisogna iniziare ad impadronirsi, perché se non si guarda a quel che sta accadendo si rischia di perdere un treno sul quale molti si stanno muovendo». È il messaggio che la sociologa Ivana Pais, docente della facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, ha lanciato durante il seminario promosso perché «l’innovazione tecnologica è fondamentale per la crescita delle nostre attività, ed è importante conoscere tutti gli strumenti utili per le piccole aziende e le micro-imprese», ha spiegato la presidente del gruppo, Bianca Maria Gadola.
E utili i social media sono davvero, ha rimarcato Pais, soprattutto per artigiani e micro-imprese che in questo mondo possono trovare opportunità anche maggiori rispetto alle aziende di maggiori dimensioni.
«La prima “ondata” del web commerciale ha visto protagoniste le grandi imprese che studiavano un’immagine e la mettevano online – ha spiegato Pais -, poi dopo lo scoppio della bolla speculativa delle “dotcom” è nata una seconda ondata in cui sono protagoniste le singole persone: per le micro-imprese quindi l’opportunità è molto più grande che per le mega-aziende».
Nel mondo dei social media sono le storie a fare la differenza «nel veicolare le idee, ma anche i prodotti, e allora un artigiano ha tutto dalla sua: bisogna però imparare a raccontarsi, tramutare la nostra storia in una storia che sappia trasmettere qualcosa agli altri».
E se questioni come la gestione della reputazione online e i possibili inconvenienti legati a spazi “senza barriere” richiedono qualche cautela, secondo Pais non bisogna lasciarsi spaventare dagli aspetti negativi. «Nelle mie analisi spesso vedo persone che si buttano in questo mondo senza paracadute, e fanno disastri – ha rimarcato -, anche persone che hanno una grande visibilità pubblica: bisogna capire cosa si vuole comunicare e come ci si vuole porre. Ma con una presenza consapevole si aprono immense opportunità, “generaliste” come Facebook, che somigliano a una piazza in cui condividere informazioni e conoscenze, ma anche nei social network dedicati a settori specifici».
«Io, che sono nessuno, attraverso questi strumenti posso generare un contenuto che poi può essere condiviso da migliaia di persone, partendo da uno strumento che tutti abbiamo in casa o in tasca – ha spiegato Pais -, quindi un’azienda può farsi conoscere, ma anche condividere informazioni e conoscenze, restare in contatto con esperti, fornitori, partner, cercare dipendenti qualificati o mettere in campo esperimenti come il “crowdfunding” non solo per raccogliere micro-finanziamenti, ma anche di fare un test sull’interesse che un determinato prodotto o progetto potrebbe suscitare».
Temi nuovi, è stato sottolineato, ma «siamo un po’ indietro – ha rimarcato – rispetto ad altri Paesi», e proprio per questo per le aziende è importante prestare attenzione da subito.