Congresso della CISL di Aprica, Gritti: ‘Territorialità, peculiarità, comunicazione’
Una squadra compatta, ma non il solito tavolo “Territorialità, peculiarità, comunicazione, tre chiavi per contare di più dentro e fuori Provincia” Riflessioni del Presidente Gritti al congresso della CISL di Aprica
“Proverò ad indicare tre punti che ritengo essenziali per ragionare insieme sulle prospettive future e sulle cose da fare oggi sui quali sono certo di trovare la vostra condivisione.
Partirei dalla Territorialità: occorre monitorare da diversi punti di osservazione i processi in atto nel Territorio, con la capacità e l’attenzione di coglierne l’ampiezza e le sfaccettature. Prendo a prestito un termine assai di moda in questi giorni e cioè il “farsi Comunità”, cioè partecipare in modo diffuso e capillare alla crescita e allo sviluppo delle nostre popolazioni. E dico crescita civile e sviluppo economico in un momento nel quale sarebbe più coerente parlare di crisi e sopravvivenza. Le idee traggono alimento dall’emergenza e il bisogno da sempre aguzza l’ingegno.
I fenomeni di segno contrapposto da noi giungono in ritardo rispetto ad altre realtà ma qui si fermano e resistono nel tempo. Da qui l’esigenza di capire non solo la tipologia della nostra società Valtellinese e Valchiavennasca ma di pensare insieme che idea di Valle abbiamo in mente.

Parliamo di visione? Va bene, purché ci teniamo lontani dai visionari. Non è più possibile che il nostro territorio sia liquidato tout- cour come terra di montagna che di per se manifesta punti di forza e punti di debolezza. Noi artigiani per esempio sappiamo come sia difficoltoso fare impresa qui rispetto a Lecco, Lodi e Mantova e perciò dobbiamo porre in ogni istante la nostra diversità. Battere il chiodo perché le nostre richieste trovino cittadinanza nelle sedi istituzionali.
A questo punto vorrei inserire un altro aspetto che è quello della peculiarità del territorio. E qui entrano in scena questioni che attengono alle sfide che abbiamo davanti: qui come altrove prevale il tema del lavoro. Dobbiamo rilanciare i mestieri, recuperare le manualità e le abilità partendo dalla scuola che è a mio parere l’autentico crocevia. E allora ecco che possiamo trarre spunto dalle nostre tradizioni, dalla nostra cultura, dalla nostra specificità. Cosa diciamo ai giovani che dopo la maturità vanno all’università, si iscrivono magari a giurisprudenza senza sapere che il numero degli avvocati è ormai altissimo. Cosa ci mettiamo a litigare tutto il giorno per assicurare loro lavoro? O contiamo sulla giustizia lumaca per far durare le cause?
Sono solo brevi riflessioni. Non voglio però arrendermi all’idea che la vita dei cittadini, dei lavoratori, degli imprenditori sia scandita dallo spread. Nel passato il tema più dibattuto era quello delle infrastrutture: un tema caldissimo che oggi è stato sorpassato da questioni più incalzanti.
Il terzo punto riguarda un luogo che vada oltre gli incontri occasionali e rituali: un luogo di confronto, di analisi e poi di capacità propositiva e progettuale. Per scaramanzia eviterei di chiamare il tavolo “mille” oppure “2.0”.
Inventiamoci un nuovo strumento che sia snello, continuativo, aperto, propositivo e che sappia comunicare dentro e fuori la Provincia. Facciamo rete in senso letterale, che tra l’altro è il modo migliore per intercettare i bisogni delle nuove generazioni.”