Campagna Contro l’abusivismo: vertice in prefettura
Martedì 3 novembre si è svolto un incontro fra il Prefetto di Sondrio Dottoressa Chiara Marolla, i rappresentanti delle Forze dell’Ordine, il Presidente di Confartigianato Imprese Sondrio, Fabio Bresesti e i presidenti delle sezioni territoriali e delle categorie: Gabriele Pradella (Presidente Sezione di Bormio), Stefano Coldagelli (Presidente Sezione di Chiavenna), Giancarlo Rodolfi (Presidente Sezione di Grosio), Alberto Rovagnati (Presidente Sezione di Morbegno), Giuliano Tavelli (Presidente categoria Trasporti), Dario Vanotti (Presidente categoria Edilizia), Francesco Gianoncelli (Presidente categoria Legno), Bruno Leoni (Presidente categoria Parrucchieri e Estetisti), Ezio Varisto (Presidente categoria Varie), Stefano Ramponi (Presidente Gruppo Giovani).
La riunione promossa dal Prefetto di Sondrio è il frutto dell’attenzione createsi sul tema con la campagna contro il fenomeno dell’abusivismo “Non affidarti a chi ha paura di mostrarsi. Noi ci mettiamo la faccia”, avviata dalla nostra Associazione nelle scorse settimane.
“Abbiamo registrato con viva soddisfazione – ha dichiarato Fabio Bresesti – l’attenzione per la nostra iniziativa da parte sia del Prefetto sia dei rappresentanti delle Forze dell’Ordine. Durante l’incontro abbiamo congiuntamente individuato e concordato forme di collaborazioni per contrastare efficacemente questo preoccupante fenomeno. Concretamente da subito, intendiamo procedere con una prima fase di forte sensibilizzazione capillare mentre successivamente le istituzioni predisporranno i necessari interventi diretti all’accertamento delle violazioni”.
L’azione di sensibilizzazione è diretta ai cittadini e alle imprese della provincia di Sondrio. L’abusivismo rappresenta un fenomeno inquinante per il corretto funzionamento dell’economia: infatti, produce un’alterazione del mercato penalizzando le imprese “regolari” e tutti i cittadini, a causa del mancato rispetto delle normative, della concorrenza sleale, della scarsa attenzione alla sicurezza e per la qualità delle produzioni.
Coloro che lavorano abusivamente compromettono la possibilità di competere delle imprese ed arrecano pregiudizio a tutti i soggetti che operano nel rispetto delle leggi; violano le regole di un’economia di mercato, con pesanti ricadute sul piano degli investimenti e dei livelli occupazionali; impoveriscono il Paese, essendo il lavoro abusivo basato sulla produzione e sulla vendita “in nero”, in totale evasione fiscale; negano i diritti sociali elementari ai lavoratori coinvolti e costituiscono, in molti casi, un pericolo per la salute e per l’incolumità fisica del consumatore. Gli ‘abusivi’ fanno concorrenza sleale alle imprese regolari determinando l’evasione di imposte dirette quali Irpef e Irap, di imposte indirette quali l’Iva, di contributi previdenziali ed assicurativi, INPS e INAIL. Inoltre le “imprese” abusive quando “impegnano” personale, lo fanno nella completa illegalità, determinando una ulteriore evasione di imposte dirette, indirette e contributi sociali e previdenziali. Abusivismo e sommerso contribuiscono in maniera pesante alla chiusura delle aziende sane, togliendo potere d’acquisto alle famiglie, in una spirale discendente pericolosissima. È per queste ragioni che l’abusivismo rappresenta un fenomeno deplorevole oltre che dal punto di vista economico, da quello più strettamente sociale. Gli abusivi e coloro (imprese e singoli cittadini) che usufruiscono dei loro servizi, agendo in tal modo producono un effetto negativo per tutta la comunità.
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